mercoledì 31 maggio 2006

Avvolta da uno spesso strato di tristezza...


Odio il natale. Lho sempre odiato. Non ci hanno mai neanche azzeccato i regali. Sempre a regalarmi cose stupide e inutili che puntualmente ho odiato. Solo una volta, forse, mi resero felice. Avevo circa otto anni. Al solito la mattina di natale, io e mia sorella andammo verso quel maestoso e luccicante albero, maniacamente addobbato, tradizione (o punizione) che mia madre si ostina a compiere tutti gli anni. Cera per me un grossa scatola, che poi mica era tanto grande, ma per la miseria di quei tempi, era davvero grande. Con la mia solita espressione scazzata cominciai a togliere con cura la carta, anche perchè come sempre, sarebbe stata lunica cosa che mi sarebbe davvero piaciuta. Dentro cera una macchina da scrivere. Una di quelle per bambini. Tutta blu. Con dei fogli A4. Mi chiesi cosa avrei dovuto farci. Ma era tanto lentusiasmo dei miei che con un sorriso li abbracciai ringraziando. Non la guardai più per una settimana circa. In compenso conservai tutta la carta dei pacchetti dopo averla piegata con cura. Poi dopo qualche giorno la vidi. La sulla mensola. E allora la presi e cominciai a battere su quei tasti. Niente di importante. Solo lettere a casaccio. Usavo anche dei fogli di quaderni per non sprecare la carta. Mi ricordo che mi stancavo sempre le dita. Mi ricordo che me ne prendevo cura. Mi ricordo che stavo ore a battere su quei tasti. A scrivere cose senza nessun senso. Poi la trovò mia sorella. Aveva circa tre anni allora. Cominciò a picchiare con forza sui tasti, a togliere via il nastro, sprecò tutti i fogli bianchi, la ruppe. Rovinò tutto. Non so che fine abbia fatto. I miei diedero la colpa a me. Come sempre. Dovevo averne più cura, secondo loro. Adesso odio le macchine da scrivere. Vorrei distruggere anche questa maledetta tastiera...


lunedì 29 maggio 2006

Timidezza. Ricoperta di imbarazzo. Non aver niente da dire, perchè le cose da dire sarebbero troppe. Confusione. Insicurezza cronica. Sentirmi piccola. Impotente. Stupida. E odiare il mio sentirmi così. Odiare il tuo farmi crollare tutte le mie difese. Le mie maschere. E non riuscire a fingere. Occhi bassi. Lacrime che scorrono via come rugiada. E non riuscire a fermarle. Non riuscire a smettere. Non riuscire a essere forte. Ricordi? Hai detto che ero dolce. Che ho bisogno di certezze. E ho avuto paura, perchè nessuno mi aveva mai parlato così. Nessuno si era mai permesso di toccarmi tanto in fondo. Ricordi? Io non sono dolce, io sono una dura! Dura. Devo essere dura. Forte. Io sono forte. Ma perchè sto piangendo? Comè difficile vivere momenti di cui non conoscevi lesistenza. Comè superficiale tutto il mondo in cui vivo. Credevo che certe cose succedessero solo nei film. Credevo che fossero tutti uguali. Insensibili. Irrimediabilmente bastardi. Bastardi che non sanno raccontare favole. Mi sbagliavo. Potrei innamorarmi di una persona così...


domenica 28 maggio 2006

Ed eccomi di nuovo qui. Con la mia perenne solitudine. Con la mia infinita tristezza. Con la mia stanchezza. Ricordi che si affacciano timidi. Ricordi che mi attraversano prepotenti. Flashback. Vederti. Da lontano nella mia testa. E ridere da sola. Quando i ricordi tornano a farmi il solletico. Momenti insignificanti che tornano a stupirmi. Ricordi fragili che si sovrappongono. Che mi riscaldano. Che sciolgono un pò di quel freddo che mi porto dentro. E respirare. Sempre più forte. Come se laria non bastasse. E tutto intorno continua a girare inutilmente. E non riuscire a dormire. Restando senza fiato. Con gli occhi chiusi e le mani giunte come in una sacra preghiera, e un lieve sorriso sulle labbra. Momenti di rara felicità. Di tranquillità. Continuando a respirare. Sempre più forte. Come se laria non bastasse mai...


E tenersi per mano. Di notte. Stretti in quel letto. E parlare. Di noi. Di quello che siamo stati. Di quello che ci portiamo dentro. Di quei mostri che tornano a spaventarci di notte. Baci che sanno di miele candito. Il volto incastrato nella tua pelle. Sentirne lodore. Lodore di quello che sei. Mani che si intrecciano. Hai detto che ho delle belle mani. Mani che si incastrano fra i tuoi capelli. Dormire stretti. Abbracciati. Il tuo rispetto per la mia anima. Per il mio corpo. Sensazioni mai vissute. Merda che si stacca dalle pareti del cuore e viene via sottoforma di lacrime. Sussurrandoti le mie storie. Piano. Lentamente. Per non farmi troppo male. Il tuo tenermi per mano. Con le mani uguali. E stringermi forte. E sentire che non siamo poi così lontani...


domenica 21 maggio 2006

E sono li... Ma non le vedi... Non le vede nessuno... Neanche io. Ma sono li. E rigano le guance. Ma non le bagnano. Sporcano il mio sorriso, ma non le vedi. E inutile. Sto piangendo. Ma tu non riesci a vedere... Nessuno riesce a vedere... Neanche io.


Aveva belle mani. Parlava con le mani. Sorrideva con le mani. Piangeva con le mani. Le dicevano che erano le mani di una musicista. Le mani di unartista. Piccole. Bianche. Curate. Morbide. Liscie. Erano mani bellissime. Aveva le unghie lunghe. Non era particolarmente bella. Ma aveva belle mani. A volte presa dalla rabbia, strappava via le unghie con i denti. Mangiava pezzi del suo corpo. Ma restavano comunque belle. Uniche. E sorrideva con le mani. Piangeva con le mani. Parlava con le mani. Ed era unincanto a guardarsi... Era bello ascoltare le sue mani parlare, sorridere, piangere. Vivere. Poi iniziò a lavorare. Lavori casuali. Quello che riusciva a trovare per arrivare a fine mese. Lavori duri. Lavori con le mani. Adesso le sue mani non parlano più. Non sorridono. Non piangono. Sono mani che lavorano. Che si rovinano. Spesso sporche. Mani di vecchia. Tristi. Giallastre. Dure. Ma sempre piccole. Piccole mani grassocce e stanche. Mani stanche contornate da unghie nere. Mani stanche contornate da unghie viola. Le mie mani...


sabato 20 maggio 2006

Ci sono voluti 21 anni per capire... In una qualsiasi società, che sia un grande centro, o una cerchia ristretta di amici, che tu lo voglia o no, o sei come loro, o sei solo. Io ho deciso di essere sola. E ne pago ancora le conseguenze...


giovedì 18 maggio 2006

Era da tanto che non la prendevo tra le braccia. Era da troppo. E cresciuta. Non me ne sono accorta. Lho sollevata ed ho sentito il suo seno contro il mio seno. Un seno piccolo e acerbo. Sta crescendo. Sta diventando donna. Sta smettendo di essere bambina. No. Non smettere. Non smettere. Ti prego. Non crescere. Rimani così. Non mi ero accorta che ormai è quasi adolescente. La mia bambina... La mia piccolina... Sta crescendo. E continuo a ripeterlo senza crederci. Sapeva di pannolini. Di ospedali. Di medicine. Adesso sa di crisalide. Sa di adolescente. Sa di acne, e di vestiti alla moda. Sa di penne colorate e di diari nascosti. Sa di cotte segrete. Sa di riccioli adolescenti. Il mio bruco sta trasformandosi in farfalla. Il brutto anatroccolo sta per diventare bellissimo cigno. La bambola rotta... Sta crescendo più di me...


martedì 16 maggio 2006

Ha i polsi ricoperti di bracciali, lacci, cuoio. Sa di cuoio. Le dita anellate vistose. E al collo una croce con un rosario. Sa di cuoio. Porta giacche di pelle. Jeans sdruciti. Da sempre. Da prima che fossero di moda. E sa di cuoio. E mio fratello. Sono sua sorella. Ha la pelle diafana, pulita, estremamente bianca. Sa di puro. Purezza e cuoio. Sa di caramella alla liquirizia. Dice che io sono lui, femmina. E lui è me, maschio. Siamo anime gemelle. Viene preso da attacchi incontenibilmente ossessivi della scrivere. E uno scrittore. E un poeta. Sa di poesia non ancora scritta. Ricercatore di piccole cose. Vede le sfumature. Innamorato dellamore. Ricercatore della bellezza. Migliore amico immaginario se non esistesse. Coscienza. Voce interiore. Lo ferisco perchè ferisco me stessa. Lo critico perchè critico me stessa.  Non riesce a esprimersi a pieno nello scrivere. Non riesce a scrivere quello che realmente gli passa per la testa. Non riesco a scrivere realmente quello che mi passa per la testa. La mia parte sensibile. Il mio lato più dolce. Io, il suo lato amaro. Lui è me, e io sono lui. Anime gemelle. Siamo anime gemelle. Non posso amarlo, perchè non riesco ad amarmi.


 


domenica 14 maggio 2006

Lui crea larte con le mani. Crea arte con la voce. La faccia buffa, e i capelli in una acconciatura incomprensibile. Ha tutti i capelli schizzati. Non è molto alto. Anzi non lo è per niente, però ha un viso carino. Crea larte con le mani. Crea larte con la voce. Lo vedo nei momenti più inaspettati. Ci conosciamo ma non ci salutiamo. Non conosciamo i nostri nomi. Ma crea arte con le mani. Crea arte con la voce. Si circonda di stupide bambole vestite di rosa. Lho visto e mi è venuta una voglia pazza di prenderlo per il collo e urlargli contro: " Cazzo, tu crei larte con le mani, con la voce. Come puoi circondarti da queste mediocrità?", e prenderlo a calci e pugni. Graffiare quelle mani. Tagliare quella gola. Distruggere i mezzi della sua arte. Ma sono rimasta a guardare. Mi è passato davanti e se nè andato. E mi ha lasciato lì, con in mano una cicca catramosa, nellaltra una birra quasi finita, e il cuore in pezzi...


sabato 13 maggio 2006

Perchè? Perchè sono nata con questa testa? Perchè sono nata con questa mentalità? Perchè sono nata in questa città che non capisce? Che non comprende. Che non ascolta. La gente non mi ascolta. Senza arte nè parte. Senza talenti. Senza ispirazioni. Non so fare nulla. Niente che mi permetta di avere qualcosa di mio. Che mi salvi. Che mi innalzi. E non ditemi che so scrivere. Perchè IO NON SO SCRIVERE. Non ci vuole molto a mettere una parola dietro laltra. Non ci vuole molto a formare frasi. No. Le parole non hanno colori, non hanno suoni che vibrano nellaria. Sono sporcizia. Strisce dinchiostro su carta bianca, pura, vuota. Non sono niente. Non ci vuole niente a sporcare pagine dinchiostro. No. NON SONO UNA SCRITTRICE. Se lo fossi non sarei qui a crogiolarmi inutilmente. Avrei pubblicato qualcosa. Avrei finito tutte quelle storie inconcluse. Avrei il nome su una copertina. E la gente mi amerebbe. NON SONO NIENTE. Larte mi circonda ma non la so creare. Il mondo mi circonda ma non riesco a farne parte. Vivo con linsaziabile voglia di concludere qualcosa che non ho mai iniziato. Forse dovrei arrendermi. Reprimere tutto. Adeguarmi a una vita che mi sta stretta. Trovarmi un lavoro insoddisfacente e mal pagato, un ragazzo scialbo e prepotente che mi picchia quando tento di ragionare e con lunico divertimento, uscire il fine settimana per andare al solito pub, ad alcolizzarmi e parlare di superficialità con sottofondo musica scadente. Con lunico futuro possibile di moglie insoddisfatta e infelice, e madre severa e stressata. Ma come si può vivere così? Come? Insegnatemelo. Perchè io non ci riesco. Uccidetemi dentro. Non si può vivere così! Devo andarmene da qua. Devo!


.+. Creato da Fefa89 .+.

venerdì 12 maggio 2006

Il problema non è mantenere la mia promessa. No. Quello non è un problema. Il problema non è il viaggio. Ho con me i miei libri e la mia musica. Il problema non sei tu. Vederti sarebbe bellissimo. Il problema non sono i soldi, li trovo. Il problema non è la lontananza da casa. Non sento mai la mancanza di casa, andarmene da qua è quello che voglio.  Il problema è partire...  con la paura di non voler più tornare.  


Created by DjAlemario

martedì 9 maggio 2006

Ho semplicemente desiderato che il tuo ricordo mi sfiorasse. E lho abbracciato. Perchè mi mancavi. Perchè ti pensavo. Perchè volevo assolutamente vederti. Parlarti. E restare a ridere senza motivo. Senza un perchè. Volevo camminare. Con te. E parlare di nulla. Volevo riassaporare la tua timidezza. La tua tenerezza. Tenendoci per mano. Guardare con fiducia al futuro. E non aver più paura. Volevo rivivere quel momento. Volevo setire lodore del tuo ricordo. Assaporarne ogni sfumatura. Leccare gli angoli smossati. E tornare indietro solo un momento. Uno. Per poter toccarti ancora una volta. Per convincermi che sei reale. Che non ho sognato. Che tu esisti.


E poi tornare al presente. Tornare alla mia vita. Tornare alle mie paure. E riempirle con le carezze della tua amicizia. Con la tua timidezza che rende timida anche me. Col tuo essere in imbarazzo che imbarazza anche me. Con la tua scarsa autostima che distrugge anche la mia. Perchè tu riesci a essere mille volte migliore di me. Nella tua semplicità. Nel tuo silenzio. Nella tua immensità. Promesse.





domenica 7 maggio 2006

Cercandomi. Nelle parole, nelle espressioni, nei graffi della pelle. E non trovandomi. Dove sono finita? Ogni tanto mi perdo. Ogni tanto mi nascondo. Ogni tanto non mi trovo... La me stessa più fragile fugge sempre via, va a nascondersi sotto il letto, in posizione fetale e le mani sulle orecchie, gli occhi chiusi. Stretti. E non vuole vedere. Non vuole sentire. Non gli importa. Non più. Ma oggi non cè. Non la trovo. Non mi trovo. Dove sei? Dove sono? Forse se nè andata. Forse si è dissolta. Mi sono sbiadita strada facendo. Mi sono strappata. E mi cerco. Nelle parole, nelle tue parole, nelle mie parole. Nelle espressioni più comuni. Nei doppi sensi. Nelle contraddizioni. Ma non ci sono. Non ci sono mai stata. 


sabato 6 maggio 2006

Niente. Fatta di niente. Fra le mie mani niente. Niente sogni. Niente possibilità. Niente di concreto su cui appoggiarmi. Solo con la misera speranza di una lavoro che mi porterà via da qui unaltra estate. Solo la speranza di vedere persone lontane. La speranza che forse qualcosa cambi. Dentro di me. O della mia vita. Non so. Il triste ricordo di gente scomparsa, di gente perduta, di gente lontana. Di vita vissuta inutilmente, e mai a pieno. Qualcosa di astratto. Qualcosa di impercettibile. Niente. Tutto è niente. Non sto costruendo niente. Non sto progettando niente. Niente. Vivo passivamente. Passivamente attiva. Felicemente triste. In una vita fatta di niente. Abbracciando disperatamente quelle quattro certezze. Certezze che poi sanno di niente.


Stupida bambina


Nessun cavaliere su un cavallo bianco dalle espressioni forbite e larmatura lucente. I cavalli sono passati di moda, e le armature non luccicano più. I sorrisi costano troppo. e lamore non esiste. Tutto è niente. Mi accorgo solo adesso che la mia corazza sta sciogliendosi via. Ho alzato troppo le barriere. adesso mi ritrovo chiusa in solitudine dentro le mure che ho costruito con troppa fatica. Come al solito. Non è servito a niente. Continuando ad aggrapparmi a niente. Continuando a respingere tutto per ritrovarmi con niente.


giovedì 4 maggio 2006

E te ne sei andato. Finalmente. Dopo due settimane. Hai smesso di startene la sdraiato, su quel letto, con tutte quelle macchine. Ad attirare lo sguardo dei curiosi. Di ascoltarli ridere dal corridoio. E adesso ti diverti da lassù a vederli tutti affranti dal dolore. Occhi rossi e gonfi di lacrime. Mani tremanti. E teatrali singhiozzi. Che attori. E tu. Lì. A spaventare chi ti guarda. Dallarea apparentemente tranquilla. Dallaria stufa e annoiata. Ne hai ancora per poco, nonno. Tra poche ore, potrai tranquillamente imputridire nella tua bara. Riposare tranquillo. E fottertene di tutti noi.


Comè fredda la tua fronte sotto le mie


labbra rosse di fragole e sangue


martedì 2 maggio 2006

E riavvolgermi del ricordo di te. Di voi. Di chi ha avuto rispetto della mia anima, di chi no. Di chi ha voluto abbracciarmi, di chi è bastato solo lo sguardo. Di chi mi è entrato dentro senza passare dal mio corpo. Di chi, invece, lo ha preteso. Di chi ha avuto rispetto del mio immaturo imbarazzo. E di chi non gliene è importato niente. Di chi mi ha visto piangere. Di chi non ha voluto vedere. Di chi mi ha lasciato andare. Di chi si è aggrappato alle miei ali. Di chi mi ha perso. Di chi mi ha trovata. Di chi ha preso solo la scorza e buttato via il resto.  Di chi mi ha graffiato la pelle. Di chi ho graffiato la pelle. Di chi è riuscito a sfiorarmi lanima. Di chi voleva sposarmi. Di chi mi ha costretta in ginocchio. Di chi mi ha capita, di chi ci ha provato, di chi non capirà mai. Di chi ha preteso tutto. Di chi non ha preteso nulla. Di chi mi aspetta, e di chi mi aspetterà per sempre.  Di chi mi ha strappato una promessa. E riassaporare il ricordo delle persone che ho amato. Che amo. Perchè ognuna di loro è speciale. E diversa. Perchè ognuna di loro è riuscita ad entrarmi dentro, in modi diversi. Ognuna di loro mi ha insegnato cose diverse, giuste o sbagliate. Buone o cattive. E ritrovarti nel mio ricordo... Ricordi che profumano di passato. Ricordi che sanno di te.


E manterrò la mia promessa. Perchè si. Perchè voglio farlo. Perchè adesso è una nuova sfida. Perchè devo raccontarti la mia vita. Tutta tutta. Ricordi? Perchè devi farlo anche tu. Perchè siamo cambiati. Tanto. E io sto ancora cambiando. Ho troppa paura. Chiusa nella mia crisalide. Aspetto di diventare farfalla. Spero che il mio cambiare non mi allontani troppo dal tuo cambiare. Non voglio perdere anche te.



nuna