venerdì 25 dicembre 2015

Cerchi

Ci sono cose che s'imparano. Piano piano. Col tempo.
Da piccolo impari continuamente, è più facile apprendere, e decisamente più divertente.
Ma man mano, crescendo, diventa più difficile imparare cose nuove. Più doloroso.
Una delle cose più ostiche da apprendere è lasciar andare.
A volte devi per forza di cose, a volte ti costringi a impararlo. Spesso non ci si riesce.
Ma se serve, devi farlo.
Ci sono un sacco di svariate ragioni.
Perchè è il momento.
Perchè quel particolare ciclo si è concluso e devi chiuderlo.
Perchè non farlo è più doloroso che lasciare andare.
Perchè è giunto il  momento di arrendersi.
Perchè è meglio una fine pietosa che attaccarsi a una situazione senza dignità.
Perchè è giusto così.
Perchè devi guardare avanti.
Tantissime ragioni, diversi motivi che portano all'ennesima fine. Mollare la presa. Arrendersi. Riposarsi.
Per ogni cerchio che si chiude, un altro se ne apre. In un ciclo infinito. E' sempre un ricominciare in fin dei conti, e un lasciare andare.
Ma ogni nuovo addio, non è meno doloroso del precedente. Spesso è come ritagliare sulla stessa ferita. Ancora e ancora.

venerdì 27 novembre 2015

Venne la pioggia

E venne la pioggia,
fresca e pulita
a lavar via l'immobilità.
A rinfrescare i nostri sospiri,
ad alleggerire i pensieri.
Venne la pioggia
e la terra gioì.
Schiarì i nostri vetri
spense i nostri fuochi
tolse via la polvere.
Venne la pioggia
come le lacrime,
e finalmente
ci sentimmo meglio dopo.

venerdì 17 aprile 2015

30

Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l’angoscia dell’attesa, non è cominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore, da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po’ ansimanti e tuttavia freschi. Non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna…
Oriana Fallaci